Praga, fiumi di Pils e non solo

E' stato un viaggio intenso per brevità e per concentrazione di attrazioni turistiche e birrarie visitate.
Praga è una delle mete da visitare a tutti i costi, che si parli di architettura, di storia, di calore europeo o di birra.
Un itinerario turistico base si concilia molto bene con un bel giro per le “pivovar” (birrerie) disseminate tra i vicoli della città. Certo, spendendo però bene le giornate e latitando come trottole, ma ne vale davvero la pena.
Per cominciare a parlare della birra in Repubblica Ceca e a Praga riporto fedelmente il contributo dei globe(er)trotters Monica e Davide Bertinotti che descrivono e mi introducono al panorama birrario ceco.

La tradizione vuole che la prima birra "pils" sia stata prodotta nell'ottobre 1842 dalla birreria Prazdroj nella citta di Plzen, utilizzando del malto chiaro e lieviti a bassa fermentazione messi a punto dai vicini colleghi bavaresi. Il successo del nuovo stile fu tale da essere subito copiato da tutto  il mondo: oggi piu del 90% delle birre prodotte si ispira a quello stile (seppur spesso con risultati ben lontani dall'originale).
Le birre "pils" prodotte in Repubblica Ceca seguono fedelmente i dettami dello stile: aroma di malto ben in evidenza, medio corpo, buon livello di amaro che tuttavia non infastidisce grazie all'utilizzo di acqua poco mineralizzata e, naturalmente, un evidente  e apprezzabile aroma floreale dato dal celeberrimo luppolo Saaz (Zatec).

Il numero di produttori e' abbastanza elevato (circa 80), ma molte birre sono disponibli solo localmente nelle zone di produzione; ben distribuite in tutte le zone del paese sono i marchi facenti capo ai due maggiori produttori: Plzenski Prazdroj (Urquell, Gambrinus, Radegast, Velke Popovicky Kozel) [Sab Miller] e Budejovicky Budvar (Budweiser). Sono anche abbastanza reperibili le birre Krusovice e Staropramen [Inbev].

I bar sono generalmente legati ad un unico produttore e offrono quindi solamente le loro birre. Molto rari sono i locali con ampia scelta. Unica eccezione e' la Urquell che - alla spina o in bottiglia - si trova ovunque. La birra alla spina ( tocene ) e' servita solitamente in bicchieri da 1/2 litro.

Le birre sono identificate sui menu' e sulle bottiglie con la loro OG secondo i gradi Balling/Plato: 12% (OG 1048 e' quella piu' consumata) o 10% (1040), ma si trovano anche da 6% (1024 come birre diet) sino a 19% (1076) solitamente in bottiglia.  Oltre alle birre "pils" chiare ( svetle ), si possono trovare spesso anche birre scure ( tmave ) e nere ( cerne ) solitamente 10%: le prime con gusto maggiormente tendente al caramello, le seconde piu' tostate, ma in realtà il termine sembra intercambiabile...
Il prezzo delle birre - come quello del cibo nei ristoranti e birrerie - e' molto basso per i nostri standard: il 1/2 litro di chiara costa in media 20 corone (0,65 Euro), ma in alcuni bar di provincia o meno turistici si trova anche a 12-14 corone (0,30 - 0,45 Euro). A Praga si arriva a pagare anche 50 corone (1,70 Euro al famoso U Fleku).
Nelle birrerie o nei ristoranti si mangia in media con 5 - 7 Euro, ma capire quanto esattamente costa il pranzo e' una impresa: nonostante i menu' siano sempre in bella evidenza al di fuori del locale, vengono spesso inseriti nel conto voci come coperto (circa 25 corone) o servizio (15-20% del totale). Altro elemento di incertezza e' dato dal fatto che i prezzi dei piatti di carne e pesce sono evidenziati con un peso di riferimento (100 - 150g) che puo' essere differente da quello effettivamente presente nel piatto.

Comincio dall'inizio. Appena arrivati in serata nella capitale ceca, ci buttiamo subito nell'atmosfera di U Fleku, esattamente a dicei metri dall'hotel. Posto turistico per eccellenza, ma dall'irrinunciabile calore. I camerieri vogliono sapere solo quante ne vuoi, perchè la birra che hanno è solamente una, ma è ottima. E' nera, si sente una bella luppolatura floreale sul corpo medio e servita freschissima è davvero una favola.Schiuma color cappuccino, birra colore quasi ebano, e l'amaro finale risulta un mix tra il tostato e quello da luppolatura. Prezzi non bassi, ma mai sufficienti dal farmi desistere nel prenderne un'altra ed un'altra ancora.
Spesso se il bicchiere è vuoto sul tavolo, il cameriere sa già che deve portartene un'altra. Se non se ne desidera più, il segnale deve essere posare il sottobicchiere sul bicchiere. Diciamo che è un segnale riconosciuto ormai a livello europeo, nell'Europa centrale soprattutto dove la birra è una religione, un'arte, un vero pezzo di vita quotidiana.

Giorno successivo: ben tre posti visitati per deliziarci col buon nettare.
Facendo un giro tra le vie dello Stare Mesto (Città Vecchia), tra la pioggia incessante e la sete incalzante abbiamo fatto tappa in una birreria abbastanza affollata di sera probabilmente, ma deserta di sabato mattina: Pivnice Stuparska. Accanto ai marchi Pilsner Urquell e Gamrbinus (dello stesso gruppo industriale), abbiamo preferito bere una Velkopopovicky Kozel Cerny, cioè scura. Il publican mi ha detto che si tratta di un birrificio a circa 20 km da Praga, di medie dimensioni. Mi sono fidato, non si rivelerà come una delle birre migliori assaggiate ma di buona è buona, anche molto di più di alcune robe italiane. Una birra che forse qui in Italia definiremmo “rossa”, dal colore direi mogano e schiuma bianca avorio. Al naso si sente moltissimo il luppolo ceco dagli odori floreali, e nel sapore lo si avverte verso il finale. Ad ogni modo, esso si accoppia bene a note di caramello e gusto maltato dolciastro, e verso mezzogiorno con una gran sete questa birra fa di certo il suo dovere!

Altro giro, altro pub. Si tratta di un locale non tipicamente praghese, ma dall'aspetto celestiale per amanti delle birre. E' il Prague Beer Museum Pub, un vero museo della birra alla spina di micro birrifici cechi e di qualche birrificio più grandicello anche.
Il bancone offre la bellezza di trenta spine - non ci ho creduto finchè non le ho contate – e la possibilità di fare degli assaggi in panel da cinque o dieci birre da 0,15 per confrontarle o per berne il più possibile senza andare in come etilico. Ne ho provate dieci, appunto.
Bernard 11°, una pils piena dalla luppolatura abbondante che si sparge dappertutto sostenuto da una bellissima frizzantezza e schiuma molto compatta.
Bernard cerny lezak, 15° lager nera a bassa fermentazione, con attacco quasi piatto e successivo tostato e toffee. Lascia in bocca un amaro da tostato che smorza il leggero luppolo iniziale.
Ferdinand D'Este, golden lager ricca di dolce ed erbaceo in bocca, invecchiata per 70 giorni.
Rohozec Skalak Malinovy, 12° lager aromatizzata al lampone luppolata gradevolmente e che poi sfocia in retronaso fruttato. Non amo questo genere, ma pare abbia anche avuto riconoscimenti nazionali.
Kocour Visen, 12° lager alla ciliegia. Questa è decisamente imbevibile a differenza della precedente, la butto giù quasi col naso tappato.
Prague Beer Museum Pub Red Ale, 13° IPA di casa, luppolatissima e beverina. Molto carica, ambrata scura, modaiola ma gradevole.
Kocour Samurai, 14° IPA più equilibrata della precedente, dai luppoli anche qui erbacei ma gusto meno caramellato.
Primator Weizenbier, 12° wheat agrumata quasi citrica, molto liscia e secca.
Krakanos, 12° pale lager dolciastra con un finale pulito e secco. Ottima lager, distante anni luce da alcune lageracce in lattina.
Ferdinand Sedm Kulì, 13° amber lager molto zuccherina e la quale dolcezza viene stemperata solo dalla alta fizzantezza, la sento quasi a metà strada tra una classica ale ed una lager.
Da evitare, quindi, le birre aromatizzate. Credo sia il punto “debole” delle birre a Praga, di cui ho visto diversi esempi.

E' sera e stavolta si va al noto Pivovarsky Dum. Locale di giovane concezione, fuori dalle strade del centro, offre una scenografia esaltante con sala di cottura ed attrezzi da birrai in bella vista.
Un po' sono rimasto deluso, anche qui, dalla presenza di birre aromatizzate alla frutta. Anche se ho avuto il coraggio di bere la Koprivove, una birra aromatizzata ad un'erba, di colore verde. Ne ho lasciata metà, ed ho scoperto che l'erba in questione è l'ortica. Carina, sfiziosa da vedere...ma, vi prego, non prendetela.
Altro tentativo, ben diverso, è stato quello con la wheat, Psenicne. Senza infamia e senza lode, ma pur sempre apprezzabile nonostante mi sia stata servita con fetta di limone sul bicchere.
Un boccalone di una pale lager, Svetle Velke, tuttavia mi risolleva con una luppolatura ricca che contrasta un maltato secco e piacevole.

Il giorno successivo ci si rimette in marcia per le vie del quartiere Mala Strana. Mi imbatto in una delle vie meno principali e scopro U Zlateho Precliku, locale interrato dal fascino medievale e deserto non essendo ancora mezzogiorno. Oltre a Gambinus e Pilsner Urquell mi imbatto in un'ottima birra scura che è una sorta di schwarz pils (almeno, così mi ha tentato di spiegare il publican). Si chiamava Master, 8° con un tostato molto simile a quello di una stout e per le sembianze della schiuma stessa. Scorre davvero bene pur essendo solo mattina, e termina con un bel taglio da luppolatura che mi conferma il suggerimento del publican.

A pranzo si va altrove, trottole nella città. Cerchiamo e troviamo U Cerneho Vola. E' un locale davvero molto austero, si entra e l'ingresso è un deposito di casse di birra e fusti. Troviamo qui anche locals, praghesi. L'armosfera qui è sopita e rilassante, fa davvero mettere a proprio agio.
Qui assaggio un'altra birra Kozel, si tratta di una bionda lager beverina che però perde il confronto con la loro pils di casa. Parlo della Plzensky Prazdroj. Piacevolissima con una gradevole schiuma che emana profumi amari, questa davvero da urlo!

Una pausa dalla pioggia e dal vento nel pomeriggio la facciamo dopo una lunghissima scalata verso la collina di Petrin, dove è situato un monastero molto carino. Il locale annesso è moderno, di taglio facile e molto curioso. Si chiama Klasterni Pivovar Strahov, e anche qui in bella vista trovo l'impianto di cottura e bollitura a pochi metri da un ricco bancone. Le birre di casa prodotte portano il nome di Sv. Norbertus, e su quattro qui ne assaggio tre.
Una è IPA, favolosa nell'aroma di luppoli, non aggressiva nel gusto, tutto sommatosemplice ma buonissima e senza sforzi.
La successiva è una Amber, descritta nel menu come miz tra una birra stile viennese per quanto riguarda l'amaro e marzen in merito al colore. Non conoscendo gustativamente nè l'una nè l'altra, mi limito a dire che essendo non molto carica di aromi maltati e note alcoliche, risultava molto rotonda nella dolcezza e fine nella carbonazione, rilasciando piacevolmente note di frutta matura.
Molto buona, ma buonissima anche la Dark, secca e convincente direi più della sua corrispettiva tipologia servita ad U Fleku. Anche qui una bella tostatura ed una luppolatura ben evidente ma mai esaltata.
Probabilmente questo è uno dei locali che più ho apprezzato.



Il tempo a disposizione stava per terminare, e allora è d'obbligo far tappa ad un locale icona della città: U Zlateho Tygra.
Non abbiamo neppure il tempo di toglierci le giacche che ci sbattono sul tavolo due birre. Il posto è molto familiare, con gente che se la spassa da un tavolo all'altro con vera allegria. Sinceramente me ne ero accorto anche dal livello di appiccicaticcio del pavimento e delle panche. Può sembrare un brutto segno ma per me è segno di servizio rapido, grande rotazione di fusti, quindi birra fresca di infustamento bevuta da gente informale. Il massimo!
Non si serve nulla da mangiare, solo una favolosa Pilsner Urquell (mai avrei pensato di averla potuta descrivere con questo aggettivo) servita alla spina, qui non pastorizzata ovviamente.

Qualche locale, ahimè, non l'ho potuto visitare. Ma ritengo di aver fatto davvero tantissimo: otto birrerie un poco più di 48 ore penso diano una media altissima. Ma oltre a quantità, tantissima qualità.
Nota dolente le birre alla frutta, nota positiva senz'altro pils e dark, ma anche molta considerazione per meno tradizionali IPA ed anche per birre di frumento, wheat o weizen che siano.

E' uno di quei viaggi birrari, forse, da fare con più calma...certo, ma da fare. Difficilmente altre capitali europee offrono così tanta birra buona a parità di valore artistico!

Cheers

Commenti

  1. Grande "U Zlateho Tygra"!! ... Anche se son passati degli anni tra tante esperienze riaffiora prepotente il ricordo ... strana l'atmosfera ... pub dalla personalità rude, ma x questo affascinante. Appena entrati esitando domandiamo un posto al cameriere che ovviamente non ci caga x niente, intuiamo dalla gente seduta che il locale più che x turisti è frequentato dai più assidui e insaziabili bevitori della città. Trovandoci subito a nostro agio quindi ci siam sbattuti nell'unico buco libero, nonostante fossero solo le 14.00 di domenica. L'uomo che spillava la birra aveva un grembiule stile macellaio, mai avremmo pensato di discutere con lui, in qualche modo già incuteva timore. Ma che dire, la Urquell era servita al meglio: da quanto ho capito viene conservata nelle cantine. Date le rigide temperature rimane costantemente fredda tutto l'anno, quindi come i loro antenati ancora oggi non si servono di celle frigorifere. Se non è vero significa che alla 3°birra m'hanno imbabocchiato!! ... Come in tanti altri pub di Praga anche qui ti piazzano un foglio sul tavolo e aggiungono una sbarra x ogni birra che bevi e lì scatta la competizione: incredibile, i nostri vicini di tavolo, 3 ragazzi e 3 ragazze a quell'ora avevano già 38 MEDIE!! ... U' ZLATEHO TYGRA è un'istigazione all'alcolismo!!

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  2. Ciao HOP!
    Hai preso in pieno una tipica serata da U Zlateho Tygra, ti ringrazio dei dettagli che hai aggiunto al mio racconto.
    Lo considero forse il posto migliore tra tutti i pub in centro, inaspettatamente "local".
    Menomale che ci sono andato quell'ultima sera: rischiavo di saltarlo e preferirne uno più in zona albergo, ma evidentemente era destino che ci dovessi andare!

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  3. Approvo in pieno le tue affermazioni!! Grande locale, anche per me va a collocarsi al 1°posto, fascino e personalità impareggiabili!

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