Gipsy homebrewer


E' bello anche così.
Più si è, più ci si conosce, più ci si scambiano esperienze e più mi piace.
Nelle cotte in cui partecipo non sono mai solo, anche perchè l'attrezzatura al completo non ce l'ho.

Stavolta, complice la quasi "inagibilità" della mia campagna causa ventaccio insopportabile, sono stato in compagnia di Ivan e Vincenzo, con quest'ultimo padrone di casa.

La ricetta di Vincenzo è stata quella di una pils alla ricerca di un carattere puro ed originale.
Ricetta fatta da:
4,500 kg Pils
0,300 kg Cara Pils
0,200 kg Munich
La novità era un impiantino semi-automatizzato da testare e collaudare.
47°C 20 min mash in
54°C 30 min
63°C 30 min
72°C 15 min
78°C 10 min mash out
Ammostamento abbastanza rapido, devo dire. Un po' per l'efficienza delle resistenze dell'impianto, un po' anche per la correzione dell'acidità che altrimenti ci avrebbe permesso comunque di attivare gli enzimi ma più lentamente.

Per la luppolatura siamo andati di Saaz soprattutto, rimendiando con Tettnanger nell'amaro perche non era abbastanza:
20 g Saaz           60 min
15 g Tettnanger 60min
40 g Saaz          20 min
40 g Saaz          15 min
27 g Saaz           0 min

Impianti con resistenze così, che controllano la temperatura e si staccano quando non occorre permette anche un certo..."riposo".
E allora le pause per bere qualche birra sono state decisamente abbontanti.


Una scorrevole scotch ale di Vincenzo, a buonissima maturazione ormai.
E poi due kolsch. Sapore di cavolo cotto incredibile per la kolsch Goffel, che personalmente sentivo coprire tutto.
Invece la kolsch Fruh sembrava più pulita negli odori e nella beva. Caratteristica comune, però, era un bell'aroma fresco, poi un carattere maltato con un successivo amaro, chiuso però da un dolciastro che lascia la bocca soddisfatta e tira un altro sorso. Una bella caratteristica per uno stile difficile da valutare con queste birre pastorizzate, ma sempre estremamente interessanti.

Altre pause. Per spezzare un po' abbiamo assaggiato il mio sidro Officider, abv 3,4. Dolce e vinoso, tutto sommato piacevole considerando anche la materia prima di partenza non di eccelsa qualità. E tra un sorso e l'altro si fantastica su qualche replica con variazioni inconfessabili!
Il buon Vincenzo è generoso assai. Assaggiamo qualcosa di Birrificio del Ducato. Un po' deludente la New Morning, un qualcosa di simile ad una saison o ad una blanche ma con luppoli probabilmente pacifici o americani. Qualcosa di simile alla maybe da noi realizzata, tra l'altro cazziata in un concorso.
Va meglio con la A.F.O (Ale For Obsessed), sempre luppoli americani come è ovvio ma qualcosa di più interessante nel bouquet di sensazioni al naso e al palato.

Abbiamo bevuto a sufficienza, parlato del più e del meno, della birra artigianale e dei nostri progetti.
Cose che da solo nessun homebrewer farebbe, ma argomenti che in gruppo è sempre bello affrontare.

E' bello spostarsi di cotta in cotta. Pur trasportando attrezzi o materie prime. I chilometri sono abbondantemente ripagati dalle chiacchiere e dai confronti, e smascherano quasi i bui individualismi di un sottobosco di appassionati che in certi contesti stufa.
Se esistono i gipsy brewer, a maggior ragione possono esistere dei gipsy homebrewer.
Basta fare birra soli ed al buio della propria cantina. Sia tempo di gruppo e comunità!

Si programmano cotte, e ne faremo insieme sicuramente altre.
Si sta bene insieme, si può star ancora meglio e si possono fare ottime birre e grandi discorsi.

Duc in altum.

Cheers!

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