Boont Amber Ale di Anderson Valley, una bella scoperta

Una novità è pur sempre attraente, non si può resistere dall'assaggiare.
Se poi le medaglie adornano il curriculum di questo birrificio americano e di questa loro birra, un paio di pinte sono obbligatorie.

La prima pinta di Boont Amber Ale della Anderson Valley ci si presenta in bicchiere sui tavoli del Felix con una bella schiuma densa. Il naso subito affascina, slegato dalla ruffianità di alcuni inflazionati luppoli americani.
Qui emergono sicuramente sensazioni di cannella, di un caldo caramello. Ad un certo punto ho pensato al curry ed alla noce moscata, ed ho percepito quasi del fumo.
In bocca si sente subito piacevole equilibrio.


Abbiamo la fortuna di berla ad una temperatura ottima, sui 9°C credo, per cui quella iniziale freschezza lascia spazio ad una carbonazione fine a sostegno di un corpo realmente medio. Nè troppo scorrevole, nè pesante, medio davvero.
Il caramello in bocca fa la parte del leone, ma non offusca la robustezza della birra.
Ma il suo punto di forza, per me, è il finale: amarezza leggera ed erba tagliata, dati dai luppoli. Dà di linfa, appena resinosa ma anche un tondeggiante fumo che accarezza la bocca con una mano molto sottile.
Il bicchiere si svuota subito, ma la soddisfazione è tanta.

Prendo in prestito anche foto dal web perchè non ho avuto neanche modo di immortalarla, tanto facilmente mi si offriva al palato.
Alla fine mi è sembrata dare sensazioni di caramello e pulizia olfattiva simili a quelle che conferisce una dunkel, pur guardandomi bene dall'accostare tra loro due birre così diverse.

Facile innamorarsene, ma non per l'affascinante appeal bensì per il sobrio carattere ed il piglio deciso.
E via con la seconda pinta!

Cheers!

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