Regent e Great Divide, tra Boemia ed America al Felix


Stavolta ho le idee molto chiare, voglio solo appuntarmi cosa ho bevuto qualche sera fa.
In un nuovo accostamento tradizione-innovazione, ci siamo buttati su tre birre che ben rappresentano questo confronto.
Al Felix alcune novità sempre presenti tentano, e noi ci cadiamo ben volentieri!

Si apre con la pils Prezident del birrificio Regent, importato in Italia da Birraceca.it. Questa birra non è fatta per stupire o per sorprendere. Grado alcolico 6%, va presa così com'è, una pils fatta bene e senza complicazioni.
Al naso inizialmente si sente ben poco, poi il corpo in bocca si presenta e fa conoscenza col palato mandando avanti la sua nota maltata e pulita. I luppoli si sentono appena pungenti solo al gusto.
Non bisogna pretendere di più da questa birra, il cui rapporto qualità/prezzo è ottimo.



Passiamo alla birra successiva. Ci concentriamo sulle due Great Divide presenti in frigo.
Si parte con la Titan IPA. L'avevo già assaggiata in un'altra occasione, ma rimettere il naso in quella schiuma è sempre un piacere. Aghi di pino e fragranze agrumate saltano addosso intense. Una bellissima indian pale ale, sicuramente.
A volte mi accorgo che, comunque, è complicato capire e giudicare birre di questo stile, non solo perchè ormai inflazionate ma anche perchè potrebbero facilmente prendere un pò in giro chi le beve a causa di questi favolosi luppoli. A parte notare corpo, bilanciamento, beverinità sarei curioso cos'altro bisogna saper distinguere nelle IPA, anche perchè i recenti dibattiti post- Birra dell'anno 2012 riguardo questa categoria sono tutt'ora senza spiegazioni.

Concludiamo in crescendo sul grado alcolico e sullo spessore delle birre. Ci concediamo una Yeti, sempre Great Divide, versione classica e non passata in botti.
Sapevamo a cosa andavamo incontro, cioè una imperial stout che come punto di forza presenta una forte luppolatura. In effetti è stato così.
Il naso sembra presentare un bell'equilibrio tra le note di cacao e quelle decisamente amare del luppolo. In bocca piace, complessa e carica sia di corpo che dal punto di vista della luppolatura.
Quest'ultima, però, mi ha dato un effetto frenante nel corso della bevuta. Non è facile conciliare in bocca la dolcezza rotonda di una imperial stout con questo forte carattere amaro che lascia la bocca asfaltata quando posi il bicchiere. In realtà la cosa che un po' mi è dispiaciuta è stata la scomparsa dei tostati in bocca a dispetto di quelle note amare luppolose.
La birra è senza dubbio una versione americana di questo stile, e così va intesa altrimenti diventa complicato un paragone con il baluardo come la Samuel Smith's imperial stout.
E' quasi una gara di resistenza berla, ed alla fine la mia lingua ricordava per lo più quei luppoli che il resto.
Buona ma difficilmente la riberrei.

Cheers!

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