Calibro 75(cc), prenderci gusto a s(e)parare: Ducato, B94, Karma


Credo che ormai l'appuntamento con questa che è diventata una nuova rubrica, Calibro 75(cc), diventerà ancora più costante ed interessante.
Soprattutto se ci si divide in due una birra di questo formato, e si ha la fortuna di farlo con qualcuno con cui scambiare interessanti e costruttive opinioni.

La selezione di birre che abbiamo intrapreso qualche serata fa non è affatto male, soprattutto se ci sono locali, come Infermento di Polignano a Mare, che stanno facendo dell'apertura al mondo delle artigianali italiane uno dei loro punti di forza, costruendo anche un'interessante base culturale per il proliferarsi della cultura birraria.

Dunque, partiamo con una birra di Ducato, novità degli ultimi mesi presso il locale di Giuseppe. Si comincia con la Oatmeal stout, omonima dello stile così come avviene per molte delle loro birre. Ai più potrebbe spaventare partire con una birra potenzialmente tostata, ma questa non lo è affatto. La tostatura è poco percettibile grazie al corpo molto leggero, ammorbidito fantasticamente dalla presenza dell'avena tipica di questo sottostile.
Non si avverte nè l'acidità nè le frequenti note grasse che questo cereale a volte conferisce. La beverinità è alle stelle, ed i bicchieri si svuotano al di là della sete.

Passiamo a qualcosa di più complesso, ordinando una Cubulteria del birrificio campano Karma.
Non ci vogliono molti secondi per capire che si tratta di un'ottima interpretazione dello stile dubbel wit, che per dirla in parole povere è una versione più massiccia delle blanche.
Bella la cannella che sale al naso, insieme alle altri fragranti spezie come il coriandolo.
Il carattere è meno citrico di quello che immaginavamo, una variazione che comunque apprezzo per la facilità maggiore. Il profilo è molto sobrio, con spezie fragranti ma che non infastidiscono troppo l'anima elegante e chiara di questa birra.


Si prosegue sul filone Karma, dato che in frigo abbiamo adocchiato una De'Rinaldi. Birra realizzata insieme al pub Historiae,
Messa in teku dato che sullo stile Karma è sempre sfuggente, manda subito al naso luppoli americani e pacifici. Si comincia a prospettare un parallelismo con un'altra birra (pugliese), inaspettatamente. In bocca il dolciastro si palesa ma viene sopraffatto dai fragranti luppoli. Emergono caratteri esotici con mango, dattero ma soprattutto melone retato (quello dell'antipasto col prosciutto crudo, per intenderci).
Nel finale, svanito l'effetto inebriante, torna a galla la nota amara del luppolo, inizialmente molto piacevole ma quasi ridondante a fine bicchiere. Il paragone con la Negramara Extra di Birranova non è poi così azzardato, soprattutto per il particolare mix esotico-amaro riconoscibile. Ottima birra sicuramente.

Torniamo sui birrifici pugliesi, ed in particolare sulle bottiglie di B94 che osserviamo in frigo e che da tempo avevamo adocchiato.
La prima è Santirene, una birra che si ispira alle tripel belghe e che vede anche l'aggiunta di un ingrediente della tradizione locale come il miele di timo.
Anticipo che la temperatura di servizio, per nostro mancato preavviso, era qualche grado più calda del previsto.
Esordisce non secca in bocca, ed emergono note molto dolci ed altre più prettamente aromatiche e docili del miele di timo. Complessivamente non mi fa una grande impressione, da una tripel mi aspetterei caratteristiche più marcate sulla secchezza e sui toni fruttati.
Ai miei occhi sembra più tendente ad una belgian ale molto corposa, ma non per questo è una birra da bocciare. Semmai, da approfondire.

Concludiamo con B94 ancora, e con la sua versione in bottiglia di Santoronzo. Avevo avuto modo di assaggiarla sempre qui alla spina. Buona, interessante per lo stile coffee stout, ma avrei preferito un secondo assaggio.
La bottiglia è un'ottima occasione per riprovarci. Appare equilibrata nonostante il sontuoso odore e sapore di caffè. Tutto sommato è equilibrata, ed esprime una cremosità e corpo notevoli. Si avverte una piccola punta salmastra e grassa, ma sono caratteristiche che derivano proprio dai tostati usati in grandi dosi.
Il caffè è sicuramente protagonista. Non saprei dirlo con precisione, ma io immagino sia stato utilizzato sia in ammostamento (io credo in chicchi) che in bollitura (azzardo a supporre che lì sia stato messo liquido).
Come rappresentanti dello stile coffee stout è l'unica birra che io abbia provato, per cui comunque mi riservo di fare in futuro confronti con altri esempi di questo stile che ormai, partito negli USA, ormai si produce dappertutto.

Grande serata e, secondo me, buona la nostra scelta di birre. Apriamo e chiudiamo con una birra scura, e nel mezzo robe molto interessanti, con stella al merito per la Cubulteria.

Al prossimo bersaglio!

Cheers!

Commenti

  1. Hai proprio ragione, Angelo.
    La Cubulteria si è rivelata davvero un'ottima birra. Complimenti al birraio Mario Cipriano per la ricetta decisamente azzeccata!
    La sua originalità e soprattutto l'uso sapiente delle spezie mi fanno venire in mente che il birraio campano ha avuto come maestro un certo Jurij Ferri...

    Michele

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