Birrarium, Tipopils vs Viaemilia ed il nuovo ricco beer shop


In un periodo estivo zeppo di impegni serali non avevo ancora avuto modo di recarmi ad Acquaviva delle Fonti al nuovissimo beer shop - birreria Birrarium.
Locato in un bel locale del centro storico, si propone con 250 etichette ed un banco spillatura a 3 vie. Accostamento in legno moderno su una pietra locale, appare semplice ma d'effetto.
E' solo la birra la protagonista, ed a completare l'offerta ci sono semplici e stuzzicanti sfizi della tradizione, tra taralli, bombette e taglieri.
Ci sono andato in compagnia di amici birrofili, e siamo rimasti più che colpiti, dagli scaffali e dall'ordine schematico con cui le birre sono disposte ed anche dalla presenza di materiale per l'homebrewing in bella mostra, con l'intento di cominciare a far prendere confidenza con il bere ed il fare birra.
Ci siamo sbizzarriti in birre, lesinando sulla quantità ma prendendo il meglio che a primo impatto abbiamo adocchiato.

Abbiamo deciso di cominciare con un duello che sta diventando sempre più classico tra due birre che esprimono sia che creatività che tecnica, ma anche la storia del nostro movimento.
Sto parlando delle cosiddette "italian pils" Viaemilia di Birrificio del Ducato e Tipopils di Birrificio Italiano. Una degustazione con analisi quasi in parallelo.
L'unanime parere è stato a favore della Tipopils, seppur un generale pareggio sia più corretto in base alla differente interpretazione che entrambe forniscono rispetto allo stile pilsner.
L'una, la Viaemilia, sembra decisamente fine, gioca di fioretto sulla beverinità e sulla delicatezza del corpo e della luppolatura per nulla invasiva, ed ottiene sicuramente facilità di una birra da pasteggio e che non ha bisogno di presentazioni nè di essere compresa a livello di complessità.
L'altra, la Tipopils, dimostra sicuramente più carattere. La luppolatura è sia più erbacea al naso, sia più presente nell'amaro e nella leggera frizzantezza pepata, e si stende con un corpo un po' più rotondo con note anche biscottate e maltate. Entrambe sul modello di keller pils tedesche, hanno ricevuto riconoscimenti quasi univoci alternandosi sul podio di concorsi internazionali in questi anni.
In questa coppia, la Viaemilia recita un delicato ruolo più gentile, quasi femminile, mentre la Tipopils mostra qualche filo di muscolo ed una voce più tipicamente maschili.
Bella sfida, comunque, ed un bel livello raggiunto su questo stile da due birrifici italici. Segno che costruendo nel tempo si ottiene qualche punta di qualità.
Sarebbe bello ancora continuare ad assaggiare esempi di pils all'italiana, appena ne vedremo in giro.



Si continua sulla scia del Birrificio Italiano assaporando la B.I.-Weizen. Bella birra, fresco odore di banana tipico del lievito, giusto acidulo pastoso e lievitoso in bocca, finale alquanto persistente con una impercettibile luppolatura. Non credo si possa pretendere altro, anche questa birra dimostra l'affinità di Agostino Arioli con le fermentazioni di scuola tedesca.

Un break con una Caulier Blonde alla spina. Fa sempre la sua bella figura, pur essendo ormai un prodotto molto spinto dai distributori e quindi prodotto in grandi quantità seppur con una qualità più che media. E' una bionda ad alta fermentazione che si pone tra una belgian pale ale ed una robusta blonde con 6,8%alc. , con una apparente speziatura evidente e rassicurante. Credo stia quasi esplodendo in zona a causa della sua vicinanza a stili popolari pur distinguendosene per unicità e delicatezza.

Un'altra interessante creatura estratta dal frigo è la Troubadour Magma, della beer firm Musketeers la quale brassa presso De Proef. Confusione iniziale su cosa fosse e cosa volessero interpretare, ma il naso non lasciava scampo. Luppoli americani molto evidenti a conferire un carattere da American IPA. In realtà si tratta di una Imperial IPA belga, e lo si scopre senza dubbio assaporandone il corpo nella sua masticabile dolcezza con frutta secca e dattero. Il finale è amaro ma non americano, ben tamponato dall'importanza dei malti. Non semplice con i suoi 9%alc. ma sicuramente non ruffiana nè spudorata. Se una IPA si presenta così, non oppongo resistenza.

Per concludere una imperial stout è d'obbligo. Torniamo su Birrificio del Ducato adocchiando la Verdi Imperial Stout. Dedicata al maestro originario proprio del luogo in cui ha sede il birrificio, è rotonda già da quando varca il labbro della bottiglia e veste il bicchiere. Schiuma compatta color cappuccino e corpo quasi impenetrabile. Calda ed avvolgente si circonda di una spezia impossibile da non notare. E' il peperoncino, che aggiunge calore al calore. Non è un pepato perchè non si ferma sulla lingua, è un piccante che copre la bocca intera e riscalda nelle fresca cantina del Birrarium. Non c'è modo migliore per calmare sensi e papille.


Tornando al Birrarium, c'è vasto assortimento (primi in zona ad avere anche Brewfist, per esempio) ma soprattutto la possibilità di bere una birra nello stesso momento in cui la si sceglie, grazie alla copertura quasi totale dei frigoriferi rispetto all'assortimento.
I padroni di casa Gino, Vincenzo, Giovanni e Luciano ci hanno affiancato un ottimo spiedino di pollo cotto con birra a contorno di una confettura di cipolle rosse che era davvero sfiziosa, e per finire una cheese cake perfetta come fine pasto.
A parità di assortimento con altri beer shop baresi, bisogna notare che questo ha maggiori spazi e la possibilità di fermarsi piuttosto che fare la scorta per la propria cantina.
Insomma, i presupposti per un valido presente ed un'ottimo avvenire li vedo tutti.

In bocca al lupo al Birrarium, non mancheranno occasioni di tornare a breve!

Cheers!

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