Wit Flos e Rusca, le due stagionali di Siebter Himmel

Delle birre di Nicola Grande, di casa al birrificio varesotto Siebter Himmel, ho parlato spesso avendo assaggiato diverse volte le sue produzioni principali. Sembra ieri quando Nicola si affacciava ufficialmente alla mansione di birraio, eppure sembra già lo faccia di professione da una vita!

A questo elenco mi mancavano esattamente due birre, entrambe stagionali ma di stagioni praticamente opposte. Sto parlando della blanche estiva Wit Flos e della birra di Natale Rusca.
Caratteristiche completamente diverse e quasi antitetiche tra le due.

La Wit Flos nasce come una blanche atipica, dichiaratamente diversa da questo stile seppur conservi delle caratteristiche di appartenenza. Percentuale di frumento parecchio più bassa del solito, una limpidezza inaspettata le differenze più apprezzabili.
Nel bicchiere la schiuma pannosa primeggia ugualmente, e gli aromi che sprigiona sono decisamente non speziati di coriandolo bensì più croccanti e sapidi. Una birra probabilmente spostata più sui cereali che sulle spezie, volutamente sotto tono, che riporta 5,3%alc.
In bocca emerge una nota citrica ed aranciata quasi saponosa e sfuggevole, appannaggio della freschezza di un corpo pieno e sgrassante grazie anche alla presenza di avena. Il tocco finale di un amaro evidente (seppur con soli 17 IBU, al limite dello stile) e secco conferiscono anche a questa creatura un appeal meritato, caratteristica di tutta la gamma di Siebter Himmel. Sicuramente birra buona, anche se evidentemente fuori dai canoni. Per certi versi può ricordare birre come La Trappe Witte, anch'essa blanche sicuramente lontana dalle più classiche colleghe belghe.
Unica eccezione stilistica di una mano che ricerca una aderenza quasi perfetta agli stili pur concedendosi tocchi sottili ma efficaci di originalità e innovazione.



Finalmente ho stappato anche la Rusca, birra di Natale dal nome che in latino richiama la pianta del pungitopo, una sorta di vischio mediterraneo.
Colore mogano e schiuma sicuramente imperiale. Al naso già cominciano ad arrivare spezie e sentori erbacei, su tutti un tocco di zenzero (realmente utilizzato) e sentori medicamentosi di alloro.
In bocca si conferma una poesia, con un attacco dolciastro affatto stucchevole che vira lentamente verso ancora note di alloro ed erbe officinali, con lo stesso calore e la stessa parte amara, che unita a quella del luppolo dai 53 IBU, della liquirizia sprigionata dai malti scuri, della ripulente secchezza rifiniscono ogni singolo sorso.
Ben 9,5%alc. che non si sentono, ben mascherati dietro una struttura di tutto rispetto.

Due birre che esaltano la creatività di Nicola. Non quella creatività che siamo abituati ad assistere con l'utilizzo degli ingredienti più strambi, ma quella che sfrutta le potenzialità degli ingredienti più classici e delle spezie giocando su dosaggi e temperature tra i vari step produttivi.
Un pacato ritorno alle tradizioni belghe che sa comunque di nuovo e di unico nel panorama nazionale.

Cheers!

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