Serata Extraomnes al New Tipple: come è andata

Mi ritengo leggermente più efficace con la penna piuttosto che con la voce: quel lasso di tempo tra il pensare ed il dire non mi sembra mai abbastanza, soprattutto quando gli interlocutori diventano tanti.
Ma in barba a questa timida ammissione, un atto così naturale non può restare incompiuto. A dimostrazione di questo, infatti, ieri è venuta fuori una gran bella serata in compagnia.

Il luogo il New Tipple di Trani, le birre quelle di Extraomnes.
Ambiente apparentemente formale ma tutt'altro che ingessato. La spontaneità di Luca e dello staff, il clima conviviale e disimpegnato lo fanno somigliare più ad un pub (inteso come luogo pubblico) piuttosto che ad un moderno bar, come invece nasce. Una definizione più attuale ed in voga sarebbe quella del "beer bar" data la selezione di birre ampia seppur non immensa ma di livello sicuramente dal buono in su, tra l'altro sempre in continua espansione.

Andiamo al sodo, alla serata, che su generoso invito di Luca ho avuto il piacere di introdurre e guidare.
Nulla di più semplice: quattro birre per quattro piatti appositamente abbinati.
Basta poco per accendere la curiosità e l'attenzione dei presenti, ben 35 per un confortante "tutto esaurito". C'è chi non conosce il birrificio, chi qualche stile lo mastica, chi quel luppolo americano lo ha già sentito e chi del luppolo come ingrediente vuol saperne di più.
Niente di non rimediabile con qualche informazione preliminare, chiaramente.

Si parte con la Blond, bella fresca sia come temperatura che come intensità. Una birra che segue l'omonimo filone belga di birre bionde secche e dissetanti, con il contributo maltato iniziale che segue con un agrumato citrico, già molto evidente all'olfatto. Spicca quel caratterino dato il luppolo Amarillo in aroma, leggermente pinoso e pungente. Il finale secco è supportato da un bel taglio amaro, che anche a detta dei presenti ripulisce splendidamente i bocconi della prima portata, asportando soprattutto la parte oleosa delle noci del soufflè con melanzane.
Non poteva esserci inizio migliore, ed intanto che si chiacchiera i bicchieri si svuotano in un nulla, ottimo segno.

Passiamo alla Zest, nomen omen per una birra ispirata alle belgian ale ma con un tocco anche qui decisamente più luppolato: ci pensa il dry-hopping di Citra ad esaltarne l'aroma e renderlo più invitante ed attuale, con punte agrumate di pompelmo, di scorza d'arancia, di frutti tropicali come mango, papaya e ananas che molto facilmente i presenti riescono a percepire. In bocca ancora mostra carattere, con un corpo scattante ed ancora un finale spietatamente tagliente e citrico. Caratteristiche queste che l'hanno fatta sposare molto bene con delle verdure in pastella, con quel fritto asportato dal palato senza pietà ma pur sempre con equilibrio e brio.

Scollinando la metà della serata, passiamo alla Tripel. L'omonimia delle birre con gli stili di appartenenza, Zest esclusa, è stato il leit motiv per far sì che si parlasse anche di stili, di tradizioni birrarie della sfera belga, vero bacino di ispirazione di Extraomnes e del suo Schigi "Birraio dell'anno 2013" (per chi ancora non ne fosse al corrente). Con la Tripel è evidente il distacco rispetto ai due precedenti assaggi: colore di un dorato carico, trama visiva e gustativa più piena, equilibrio che si sposta ora sui malti e sul lievito, vero protagonista dell'aroma di pesca sciroppata e frutta a polpa gialla. In bocca l'ingresso è mielato e morbido e pian piano viene fuori una tenue nota speziata con un carico etilico niente male. Anche qui la dolcezza non è mai fine a sè stessa, dà corpo là dove serve e lascia spazio alla "solita" (solita per il birrificio, ma non così usuale in tante birre italiane e non) secchezza e pulizia di fine bevuta. A sostegno di questo cibo liquido c'è quello solido, una zuppetta d'orzo con funghi e salsiccia, con questi ultimi ingredienti che più dell'orzo riescono a contrastare la pienezza maltata della tripel.

Per concludere non si poteva avere di meglio: una Quadrupel abbinata ad un tortino caldo di ricotta con pistacchi, cioccolato e panna al peperoncino. Come detto tra una chiacchiera e l'altra, un conto è soffermarsi sulla birra, un altro conto è assaporare l'effetto complessivo dell'abbinamento. Qui entrambi gli approcci vengono esaltati. La birra si ispira allo stile che fu ed è quello introdotto in epoca piuttosto recente da La Trappe, interpretato poi in modi diversi dai protagonisti della tradizione belga monastica e non. Ma più che rifarsi a quella capostipite, qui si finisce nei paraggi di birre come St. Bernardus 12, Pannepot e via dicendo. Aroma grezzo e speziato, apparentemente timido ma che nasconde lì nell'oscurità tanta bella roba. Al gusto si riesce ad apprezzare il contributo possente degli zuccheri canditi scuri che conferiscono (in assenza di malti tostati) sfumature di carruba, cioccolato fondente e cacao vellutate e ben distanti dagli esempi anglosassoni delle stout, come qualche presente arriva a comprendere. Siamo in territori più fruttati, con evidenti sensazioni di frutta secca, uva passa, mosto d'uva, datteri, fichi e cotto di fichi. Nella combinazione con il dolce, poi, non solo avviene un bel matrimonio ma si esalta una interessante ed a tratti potente presenza di pepe, data solo e soltanto dal lievito di ceppo trappista e non dalla spezia.

Questo caldo e piccante finale è valso davvero tutta la cena, a corredo di una calda serata tranese con gente che è desiderosa di sapere sempre di più sulle birra e sul modo di capirle, di apprezzarle e di godersele.
Sulle birre non avrei da aggiungere altro, costanza e bontà si confermano colonne portanti delle produzioni Extraomnes, semmai ci fosse bisogno di ribadirlo.
Sulle foto neppure direi altro, sono pessime :) ma non sono un fanatico dell'apparenza o gastro-nerd, molto meglio la sostanza.
E c'è da fidarsi...ce n'era!

Alla prossima bevuta!
Cheers!

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