Una visita al Birrificio degli Ostuni

Qualche mese fa sono venuto a conoscenza di un nuovo birrificio in Puglia, terra che ormai si sta lanciando verso numeri consistenti di produzioni birrarie.
La località del Birrificio degli Ostuni è quella di Poggiorsini, provincia di Bari ma molto distante dal suo capoluogo, quasi in territorio lucano anche a giudicare dal contesto paesaggistico dell'Alta Murgia.

Il nome è quello legato a coloro che guidano da poco questo birrificio, ovvero i fratelli Ostuni.
Sono in due a portare avanti l'impresa, ed in particolare è Matteo Ostuni il birraio.
Forte di un'esperienza biennale in una grande realtà come quella del Birrificio del Ducato dove lavorava in produzione, Matteo ha deciso ad un certo punto di concretizzare le sue ambizioni personali e conciliarle con quella di fare ritorno nella sua Puglia dopo anni di "esilio" nel parmense.

L'impianto con cui hanno cominciato questa avventura è da 7hl ed al momento sono tre i fermentatori, per singola e doppia cotta.
Le birre con cui Birrificio degli Ostuni si è affacciato sul mercato sono tre, e sono tutte imbottigliate senza rifermentazione, bensì in contropressione.
Questo implica, come si sa, l'assenza di lievito in bottiglia e di una conseguente evoluzione della bira stessa, che va quindi consumata in tempo relativamente più breve rispetto ad una birra rifermentata.
Ne trae vantaggio, però, una vivacità degli aromi soprattutto di birre abbondantemente luppolate.


Saliamo nella nella tap room al piano superiore del birrificio, interamente ricavato all'interno di un antico cinema della piccola cittadina murgiana.
Resta solo un cimelio a testimoniare il tutto, un antico proiettore di pellicole che fa balzare indietro nel tempo con un magone stile "Nuovo Cinema Paradiso".
Un biliardo, un bancone, qualche panca e di colpo ci si sente a proprio agio ed arriva il momento di stappare qualcosa.

La prima birra è Controra, nome che ispira una bevuta dissetante in ore pomeridiane. Birra in stile pilsner da 4,8%alc, forse una delle poche che possiamo considerare tale nel panorama locale data la non rifermentazione.
Ficcando il naso nel bicchiere si comincia a sentire una bella sensazione.
Le primissime impressioni, gli istanti iniziali sono spesso quelli fondamentali nel giudizio di una birra, indipendentemente dall'essere o no in grado di articolare un giudizio completo nei minuti successivi.
Si avvertono leggeri toni fruttati ed erbacei, molto delicati ed in armonia con il carattere maltato di cereale. Dando un sorso spicca meglio la nota di malto, che prende la connotazione di miele millefiori.
Tornano nel retrolfatto ancora le sensazioni di erba fresca tagliata e sale sul retro della lingua l'amaro, basso e poco fastidioso ma sufficientemente lungo per ripulire la bocca.
Una pils che sembra essere davvero in regola con i canoni con la sua fragranza e l'equilibrio tra gli attori principali, nella scia di un'interpretazione ceca dello stile.


Passiamo a stappare un'altra birra, la Baluff, termine preso dal dialetto locale che a quanto pare è un po' l'equivalente di "session", di grandi bevute in compagnia.
Si tratta di una pale ale da 5,5%alc. che si ispira più al mondo britannico che a quello americano, seppur con qualche incursione nel terreno luppolato.
Emergono all'olfatto toni fruttati e terrosi, proprio tipici di quei luppoli nobili inglesi. Si esprime con semplicità al naso ed altrettanto facilmente anche in bocca, dove fortunatamente non molta c'è traccia di malti caramello come il colore poteva suggerire, se non per leggerissimi richiami di biscotto.
Chiude con un'amaricatura leggera, dove oltre ai fruttati leggeri emerge qualche piccola resina, il tutto con grande equilibrio.


Concludiamo il tris delle birre della gamma base con la Comare, saison da 6,0%alc. pensata soprattutto per un pubblico femminile. È realizzata con lieviti saison ma anche con spezie, tra cui erbe locali, radice di liquirizia, camomilla ed altri fiori.
Gli aromi che emergono sono effettivamente vicini ad erbe officinali, mentre il mix di spezie è davvero intricato e sembra emergere qualche aroma fenolico che mi ha ricordato il cardamomo (spezia però non presente).
Bevendola appare subito rinfrescante, molto intensa e ricca, con un velo minerale e rustico, una carbonazione vivace e qualche richiamo di fieno ed erba secca.
Leggerissima la vena acidula, ripulita poi nel finale da un amaro che richiama ancora una volta il mondo vegetale.
L'apporto degli ingredienti locali si avverte pur restando in secondo piano, facendone una birra dissetante che senza distrarre eccessivamente dal cuore maltato.


Delle tre birre forse è proprio la Controra, la pils, quella che più mi ha convinto. Ma il livello delle produzioni di questo birrificio, attivo da pochissimi mesi, sembra già essere buono.
Mi piace molto la volontà di voler cominciare con il passo giusto fin da subito, dato che il mercato ormai non è più molto paziente come forse lo era qualche tempo fa.


Il Birrificio degli Ostuni sembra preannunciare qualcosa di buono e sicuramente, a livello di qualità, si pone già tra i migliori della regione per evidenti motivi.
Sarà interessante vedere come la produzione si evolverà nel tempo, monitorandone la costanza e l'eventuale volontà di continuare a misurarsi con ulteriori stili.


La deviazione per Poggiorsini è valsa la pena!

Cheers!

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